Il 14 luglio 1862 a Baumgarten, un sobborgo di Vienna, nasce in una famiglia numerosa, uno dei più grandi artisti del ‘900; Gustav Klimt. Secondo di sette fratelli (quattro femmine e tre maschi): il padre Ernst Klimt (1834-1892), nativo della Boemia, era un orafo. La madre, Anna Finster (1836-1915), era una donna colta e molto appassionata alla musica lirica. Tutti i fratelli maschi di Gustav Klimt mostreranno in futuro, una forte inclinazione per l’arte. I fratelli più piccoli di Gustav, Ernst e Georg, diverranno anch’essi pittori.
La formazione scolastica.
Gustav frequenta per otto anni la scuola primaria, nel 1876, malgrado molte ristrettezze economiche, il quattordicenne è ammesso a frequentare la scuola d’arte e mestieri. In questa scuola studia arte applicata fino al 1883, cominciando a mostrare personali orientamenti di gusto artistico e imparando a padroneggiare diverse tecniche pittoriche. Fondamentale fu l’influenza esercitata da Ferdinand Laufberger e Hans Makart.
Gustav Klimt. I primi lavori.
I risultati di tanto impegno non tardano ad arrivare. Solo tre anni dopo, al giovane Gustav Klimt viene commissionata la decorazione del cortile del Kunsthistorisches Museum, su progetto dello stesso Laufberger. Dopo questo lavoro, gli incarichi iniziano a moltiplicarsi. Nel 1880 dipinge le quattro allegorie del Palazzo Sturany a Vienna e il soffitto della Kurhaus di Karlsbad, mentre tra il 1886 e il 1888 si dedica, con il fratello ed un amico, alla decorazione del Burgtheater, di una serie di pannelli raffiguranti teatri dell’antichità o del mondo contemporaneo. I tre iniziano a guadagnare notorietà negli ambienti artistici, e le commissioni dei primi ritratti, garantiranno loro un discreto successo e tranquillità economica.
Gli alti riconoscimenti.
A conferma del suo riconoscimento artistico, nel 1888 Gustav Klimt ricevette una benemerenza ufficiale dall’imperatore Francesco Giuseppe. Nello stesso anno le università di Monaco e Vienna lo nominarono membro onorario.
I lutti che segnarono il suo estro.
Nel 1892, a pochi mesi dalla morte del padre, anche il fratello Ernst morì improvvisamente. Questi lutti lasciarono un segno profondo anche nella sua produzione artistica, seguirono infatti sei lunghi anni d’inattività artistica.
L’incontro con Emilie Flöge.
Nello stesso periodo avvenne l’incontro con Emilie Flöge. Ella, pur essendo a conoscenza delle relazioni che il pittore intratteneva con altre donne (negli anni novanta del XIX secolo Klimt è il padre riconosciuto di almeno quattordici figli), gli sarà comunque compagna fino alla fine. Nel quadro intitolato Amore del 1895 si presentano già alcune caratteristiche di forma e contenuti che accompagneranno Klimt per tutta la sua straordinaria carriera.
La “Wiener Sezession”.
Sempre più in contrasto con icanoni accademici, nel 1897 Klimt fondò insieme ad altri diciannove artisti la Wiener Sezession (secessione viennese), attuando anche il progetto di un periodico-manifesto del gruppo, Ver Sacrum (Primavera sacra), del quale verranno pubblicati 96 numeri, fino al 1903. Gli artisti fautori della Secessione, ambivano, oltre a portare l’arte al di fuori dei confini della tradizione accademica, anche a una rinascita delle arti e dei mestieri. All’interno di questo movimento non c’era uno stile prediletto, dunque sotto l’egida di questo gruppo si riunirono i pittori simbolisti, i naturalisti e i modernisti. Il simbolo del Secessionismo era la Pallade Atena, dea greca della saggezza e delle buone cause. Gustav Klimt la raffigurerà nel 1898 in uno dei suoi capolavori.

Il Secessionismo Viennese.
L’università di Vienna nel 1894 commissiona all’artista la decorazione del soffitto dell’aula magna sul tema illuminista del trionfo della Luce sulle Tenebre. Il tema era da sviluppare su tre facoltà: Filosofia, Medicina e Giurisprudenza. I committenti avevano immaginato una sobria rappresentazione del progresso della cultura, ma si ritrovarono una miscellanea di corpi sensuali. Rifiutano così i lavori.
Klimt, un genio artistico.
Incurante delle critiche, Klimt realizza anche il Fregio di Beethoven, concepito per la quattordicesima mostra secessionista viennese, allestita dall’aprile al giugno 1902 nei locali del Palazzo della Secessione. Questo trionfo di immagini visionarie, enigmatiche, dionisiache che contengono le angosce e le aspirazioni dell’uomo moderno, è una delle migliori testimonianze del genio provocatore di Klimt.
Il periodo Aureo.
Nel 1903 Klimt si recò in Italia a Ravenna. Conobbe lo sfarzo dei mosaici bizantini: l’oro musivo, eco dei lavori del padre e del fratello in oreficeria. Questo gli suggerì un nuovo modo di trasfigurare la realtà e modulare le parti piatte e plastiche con passaggi tonali, dall’opaco al brillante. Fu il connubio tra la ricchezza dei mosaici e i Laboratori Viennesi, ai quali l’artista si avvicinò tornato in patria, che nacquero alcuni dei suoi capolavori. Klimt infatti, nel 1901 dipinseGiuditta I nel 1907 il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I e nel 1907-1908 il celeberrimo Il bacio . Tutte opere dove Klimt si presenta convertito all’oro di Bisanzio.
È l’oro, il suo uso intenso che contraddistingue le tele del cosiddetto «periodo aureo» di un Klimt ormai quarantenne. Altre caratteristiche delle opere del periodo aureo sono l’accesa bidimensionalità del loro stile, che si arricchisce dando maggiore risalto al linearismo e alle campiture, l’impiego di molti simbolismi e la prevalenza di figure femminili, che il pennello di Klimt ricolma di un armonioso erotismo.
Allo straordinario periodo aureo appartengono numerose opere dell’artista viennese: di queste, oltre quelle già citate, degne di menzione sono: Le tre età della donna (1905), la Danae (1907-1908) e L’albero della vita (1905-1909), a sua volta facente parte del più ampio progetto decorativo di Palazzo Stoclet.
Il periodo aureo si esaurì nel 1909 con l’esecuzione di Giuditta II, seconda raffigurazione dell’eroina ebrea che liberò la propria città dalla dominazione assira: l’opera, caratterizzata da cromie più scure e forti, darà infatti inizio al cosiddetto «periodo maturo» di Gustav Klimt.
Il periodo maturo.
Dopo aver realizzato Giuditta II, nel 1909, Klimt ebbe un periodo di crisi esistenziale e creativa. Il mito della Belle Époque era ormai giunto al tramonto, così come i fasti dell’Impero austro-ungarico, che collasserà definitivamente con lo scoppio della prima guerra mondiale. Analogamente, Klimt iniziò a mettere in discussione la legittimità della propria arte, soprattutto quando venne a contatto con la produzione di artisti come Van Gogh, Matisse, Toulouse-Lautrec: dal punto di vista stilistico, il «periodo maturo» (o «terza fase klimtiana», detto anche periodo fiorito) è caratterizzato dalla fusione di queste influenze e dall’abbandono del fulgore dell’oro e delle eleganti linee Art Nouveau.
Determinante per questa contaminazione fu anche l’incontro con la pittura espressionista, che in ambito viennese trovò due grandi interpreti: Egon Schiele e Oskar Kokoschka, già suoi allievi. Decisivo fu anche l’influsso esercitato dall’Impressionismo, che emerge nei diversi paesaggi che Klimt dipinse in questo periodo, che ricordano molto da vicino la maniera di Claude Monet. Klimt in questo periodo, è alla ricerca di una modalità espressiva meno sofisticata e più spontanea. Iniziò ad utilizzare una tavolozza più colorata, con cromatismi più accesi, e minimizzando l’uso dell’oro e delle linee. Nonostante i profondi mutamenti di questi anni, l’artista viennese, espone, vincendo nel 1911 il primo premio dell’Esposizione Internazionale di Arte di Roma con un altro famosissimo dipinto: Le Tre Età della Vita.
Gustav Klimt l’11 gennaio 1918, fu colto da un ictus. Muore a soli 56 anni, il 6 Febbraio 1918 .
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